domenica 13 ottobre 2013

SE SANDRA BULLOCK ATTERRA IN ITALIA

Poi ti capita di andare al cinema per vedere Gravity, la pellicola evento di cui tutti parlano benissimo e che sembra aver rivoluzionato le trame dei film di fantascienza, almeno di quelli che raccontano sempre dei soliti alieni invasori verdognoli che vogliono solamente (anche se un po’ a ragione) estinguerci.

Nel film, Sandra Bullock e George Clooney, impegnati nel portare a termine una missione orbitale di routine, si ritrovano invece a dover affrontare l’oscurità dello spazio e, per sopravvivere ad essa, saranno obbligati a guardarsi dentro alla ricerca di qualche punto di riferimento a cui aggrapparsi per riuscire a far ritorno sulla terra. Un film sul coraggio dell’animo umano.

Messa così il film sembrerebbe una poesia, in realtà, dopo un promettente inizio la pellicola vira prepotentemente verso la classica americanata, confermando l’assioma di sempre: nei film americani dai grandi budget la profondità dell’anima del protagonista non può superare mai quella di una pozzanghera.

E, in fondo, è giusto sia così: chi va a vedere un blockbuster americano non vuole riflettere su nulla, desidera solo infilare i suoi occhialini 3D per poter dire: “Ao, sembrava vero!”. Inserire una doppia lettura in un film di questo tipo sarebbe come chiedere al TG di Studio Aperto di fare informazione corretta ed imparziale: una contraddizione in termini.

Mi fermo qui: non vorrei svelare troppo della trama per non rovinarvi la sorpresa (che per inciso non c’è) quanto sottoporvi una riflessione che mi è giunta alla mente dopo la visione del film e aver letto dei ripetuti sbarchi profughi a Lampedusa.

All'uscita dal cinema mi sono ritrovato ad immaginare: e se la sfortunata Sandra Bullock, dopo essere saltata di qua, roteata di là, esplosa ripetutamente, alla fine fosse riuscita ad atterrare sulla terra e, convinta di essere oramai scampata al pericolo, si fosse ritrovata in Italia? Più precisamente a Roma?

Figuratevi la scena: grande impatto, esplosione, la capsula di atterraggio rimane miracolosamente intatta, sipre il portello, Sandra mette fuori la testa e, scorgendo in lontananza la cupola di San Pietro, realizza di trovarsi a Roma. Gaudio. Al che, sporca e malconcia ma felice di avercela fattainizia a chiedere aiuto ai passanti.

“Signorì, nun c’ho niente”, “Eeeeee, invece de lamentatte e chiede sòrdi, trovate un lavoro”. I cittadini, tutti molto affrettati, sembrano proprio non badare troppo a lei.

Stupita dal tono delle risposte, dall’atteggiamento di noncuranza degli abitanti della città e, soprattutto, dal numero di buche dei marciapiedi ben più alto di quello dei crateri visti sulla luna, l’indomita Sandra prova a chiedere soccorso da un telefono pubblico: “Pronto 113? Ho bisogno d’aiuto, sono scesa dallo spazio, devo tornare a Hollywood…” “Signorina, guardi, non abbiamo tempo da perdere, rimanga lì, le mando l’ambulanza per un ricovero coatto in un centro di igiene mentale”.

Incredula, lnostra eroina riappende la cornetta e capisce che, come nello spazio, dovrà cavarsela da sola. Decide di recarsi alla più vicina fermata della metropolitana per cercare di raggiungere l’ambasciata del suo paese così, dopo aver percorso a piedi chilometri di strade invase da automobilisti bloccati nel traffico che, quando la vedono arrivare, iniziano a scuotere la testa in segno di disprezzo e a far segno di no con il dito, finalmente giunge a destinazione.

Fermata della metropolitana “C”. Un cartello. Lavori in corso.

Un altro passante:
“Signorì, guardi, lo scavo c’è. Da anni. Se vuole sbrigarsi le conviene inzià a annà a piedi”. 

La nostra eroina è sconfortata.

Il passante, notate le lacrime copiose che quella donna straniera ha iniziato a versare, si muove a compassione e le indica il più vicino Commissariato. Piena di gratitudine, Sandra ricomincia a sperare e, ritrovata di colpo l’energiasi precipita verso l’Autorità di Polizia che finalmente la farà ritornare a casa sana e salva. Ormai è notte fonda.

“What?!? Signorì qui nun parlamo inglese. Deve andà in Questura centrale. Lì c’hanno i moduli in lingua. Comunque deve avè un documento con lei: che è sta storia che viaggia senza un passaporto? Nun me faccia vedè ste cose che la prossima volta la devo portà all’Ufficio Stranieri pe’ identificarla e poi so’ rogne”.

Sono passate ore dall’atterraggio e Sandra non ha concluso nulla di buono. Ha solo capito chiaramente una cosa: l’Italia è sicuramente un posto più affollato dello spazio, ma non per questo è un posto accogliente con chi arriva da lontano. Non è che ti arrestano, però nemmeno ti ospitano, tanto meno sono interessati a sapere perché ti trovi lì. Semplicemente non ti considerano.

Mentre affranta riflette sulla sfortuna che continua a perseguitarla dopo il dramma vissuto nei cieli, di colpo ha un’illuminazione: si avvia risoluta presso una pompa di benzina e, decisa a cambiare il suo destino avverso, punta un coltello alla gola del gestore e ruba una tanica di carburante, poi raggiunge di nuovo la sua navicella, ricarica il serbatoio e decolla velocemente. Rotta su Saturno. Se possibile anche più in là.

Mentre si allontana nell’atmosfera e vede lo stivale impicciolirsi, nota a largo delle coste del mare del sud un’imbarcazione rovesciata e un copioso numero di persone che si agitano in acqua mentre cercano di rimanere a galla nella speranza di essere salvati e di entrare in Italia.

"Se solo sapessero quello che li aspetta...", pensa amara, mentre davanti ai suoi occhi si iniziano ad intravedere gli anelli di Saturno. E' fatta, finalmente al sicuro.

Ché puoi volare nello spazio, superare pericolose tempeste di detriti, saltare da un satellite orbitante all’altro, imparare a pilotare un’astronave in pochi minuti, perfino riuscire ad atterrare sulla terra attraversando l’atmosfera senza prender fuoco, ma se poi il destino decide di farti atterrare in Italia, allora devi arrenderti: alcune sventure sono inaffrontabili persino per i supereroi.



martedì 1 ottobre 2013

LA CRISI E I MATRIMONI IMPROBABILI

Di fronte ad eventi epocali non posso esimermi dal tornare a disquisire sull’andazzo quantomeno originale del nostro amato stivale.

Non riesco a togliermi dai pensieri che il nostro paese si stia rifondando sotto il segno di coppie fino a ieri inimmaginabili ma che adesso sembrano sbocciare come germogli primaverili fuori stagione.

Il pensiero mi è balenato leggendo di Domenico Quirico, il giornalista rapito in Siria sei mesi fa e fortunatamente rientrato in Patria. Il già tanto provato Domenico, pensando di ritrovare finalmente i suoi rassicuranti punti di riferimento, è atterrato in Italia e si è trovato di fronte ad un’inedita coppia fresca di matrimonio ma già talmente in crisi da suscitare nel povero giornalista uno scoramento più grande di quello provato durante la prigionia.

No, non sto parlando di Belen e Stefano De Martino né tantomeno di Albano e della Lecciso, ma di Enrico Letta e Angelino Alfanouna coppia peggio assortita delle prime due (anche se, almeno per quest’ultimaabbiamo il vantaggio che non potrà riprodursi in modo naturale).

La neo-coppia politica stride, se possibile, ancor più di quella formata da Corinne Clery e dal suo baby fidanzato in Pechino Express, con la differenza che se l’attempata Corinne è riuscita a sfogare le sue frustrazioni e le sue isterie riempiendo di schiaffi e urla il suo toyboyil flemmatico Enricuccio ha potuto in questi mesi al massimo accennare nei confronti di Angelino qualche esclamazione di risentimento sulla scorta di un “per dindirindina”, pena la caduta del suo Governo che, nonostante tutta questa prudenza, alla fine è caduto comunque.

Tifando per l’Italia, cosa possiamo augurare a questi due? Che si lascino per sempre? Che ritornino insieme e aprano un bed&breakfast rinunciando entrambi alle smanie da leader che tante ansie gli (e ci) provocano?

E se Quirico, spaventato da cotanta confusione politicaavesse acceso la radio per rilassarsi e si fosse imbattuto nell’indubbia originalità dell’inedito duo canterino formato da Laura Pausini e Kylie Minogue? Un po’ come se nello stesso piatto si servissero fettuccine al ragù con del sushi o come se si arredasse una villa ipermoderna tutta vetrate e cemento con dei mobili di arte povera e centrini fatti a mano: tanto è ruspante la Laura nazionale quanto delicata e porcellanosa la nanetta del pop. Eppure eccole là, insieme.

quando infine, il sempre più incredulo Domenico, avesse aperto un giornale di gossip trovandosi davanti alla sempreverde Canalis che ora si accompagna al comico arguto e pungente Maccio Capatonda? Lei, che bella è bella, ma arguta e divertente non è mai stata? Cosa avrebbe pensato il redivivo Quirico?

L’Italia, sempre più fuori di testa, sembra ormai invasa da coppie improbabili e intrinsecamente contraddittorie destinate a durare lo stesso tempo che ha impiegato il paese a dimenticare Lorena Bianchetti una volta scomparsa dai teleschermi: un paio di giorni.

Certo, esistono conseguenze e conseguenze: se non ci piace una canzoncina possiamo sempre non ascoltarla e, tutto sommato, se la Canalis si scocciasse di questo ennesimo fidanzato potremo certamente resistere aspettando che ci presenti il successivo, ma come si può sopravvivere al (certo, difficilmente prevedibile) divorzio di Angelino da Enricuccio?

Si, perchè questo matrimonio salva-paese parrebbe già finito e, infatti, subito dopo l’annuncio della loro separazione l’Italia è subito piombata nel caos: economia senza controllo, disoccupazione che aumentaParlamento che non legifera e talk show pieni di politici da strapazzo che si rinfacciano la colpa per tutto quello che si sarebbe potuto fare e che non si è fatto per responsabilità altrui.

Più o meno la stessa situazione in cui viviamo da 20 anni.

Prendiamone atto: se rimangono, crisi, se vanno via, crisi.

A questo punto, Enricuccio e Angelino, vista la vostra totale ininfluenza, lasciatevi pure con serenitàl’Italia ha bisogno di altro rispetto a questi matrimoni di interesse salva poltrone e padroni già condannati.

Solo una cosa: se veramente ci tenete tanto a questo paese, prima di dirvi addio definitivamente invece della legge elettorale (che chissà cosa sareste in grado di partorire stavoltaprovate a cambiare quella per le adozioni così magari potreste crearvi una bella famigliola tutta vostra: voi due, tanti bei bambini e lo zio Gianni (Letta) che viene a farvi visita la domenica e poi, tutti insieme, andreste a trovare nonno Silvio e la sua giovane compagna a casa loro portandogli una torta.

Si, a casa, perché in un paese civile un signore condannato perché ha frodato lo stato, per quanto vecchietto, è lì che deve stare senza poter uscire, a casa.

Possibilmente a guardare Pomeriggio 5, così che sia veramente una punizione.























martedì 27 agosto 2013

UNA NUOVA ITALIA NEL DOPO VACANZE?

La deprimente conferma che l'Italia sia più immobile di Valeria Marini quando balla, mi è giunta navigando qua e là nel web ed imbattendomi nello strillo di copertina di uno di quei blog tanto trendy (parlo per invidia, ovvio) che sono in grado di decretare cosa conterà nelle nostre vite durante la prossima stagione e cosa invece potremo serenamente tralasciare: Uomini e Donne si prepara a tornare alla grande nel pomeriggio  televisivo degli italiani. 

La mia convinzione che con i recenti titoloni “Crolla Mediaset” si intendesse che a cadere fossero stati gli edifici stessi dell’azienda e che magari fossero implosi proprio sullo studio della simpatica ed educativa trasmissione, si è infranta sulla faccia della foto di quel bell’uomo sorridente che da sempre è Maria De Filippi.

Abbandono i centenari di Uomini e Donne e, di vecchietto in vecchietto, mi imbatto nel sempre più dipinto Berlusconi: l’avevamo lasciato prima dell’estate in attesa di varie sentenze e delle implicazioni che queste avrebbero potuto avere sull’attuale (quanto improbabile) Governo e lo ritroviamo, a fine stagione, ancora in attesa di altre sentenze e delle implicazioni che queste avranno sul Governo. Suona noioso e già sentito, vero?

Il Governo, in base alle priorità di Berlusconi, cadrà?

Tranquilli: come sempre, pronto a fare da garante della stabilità e a transitare in un altro partito (laddove opportunamente ricompensato) c’è già pronto il sempreverde e “responsabile” On. Scilipoti.

Tutto in Italia sembra immobile, scolpito nella pietra. Come se tutto si fosse cristallizzato a qualche decina d'anni fa, esattamente come accadde a Pompei duemila anni prima e, proprio come a Pompei, ci stiamo inesorabilmente sgretolando. Solo che a loro disse sfiga, noi ce la siamo un po' cercata.

L’unica che continua a deliziarci con colpi di scena imprevedibili in grado di movimentare lo stagnate panorama politico italiano è l’onnipresente On. Biancofiore, la vera sorpresa della passata stagione durante la quale ha avuto modo di mettersi in luce nei vari talk show televisivi con dichiarazioni sempre puntuali e dense di significati, per nulla di parte e in ogni caso mirate all’interesse del mondo intero che, per inciso, per lei sembra iniziare e concludersi nella persona di Silvio Berlusconi.

Raramente, a parte nelle fans di Justin Bieber, si era riscontrata una tale ed immotivata devozione.

Ma Micaela è così: donna pacificatrice per natura, in grado di mediare tra le posizioni più distanti ed inconciliabili, diplomatica al punto da sorpassare a destra l’altra ambasciatrice della politica non urlata, Daniela Santanchè, e di posizionarsi nella classifica delle donne buone d’animo e competenti subito dietro la sempre amata Madre Teresa.

Puntiamo molto in Italia sulla Biancofiore per un’effettiva rinascita morale e politica del paese e per questo mi lancio una piccola previsione post-vacanziera che la riguarda.

Nei prossimi mesi, la Biancofiore continuerà la sua battaglia in qualsiasi programma televisivo al grido di “siete tutti invidiosi di Silvio e si capisce dal fatto che i bar sono pieni”, minacciando di rivolgersi ai più importanti Tribunali del mondo al fine di garantire a Silvio Berlusconi quei diritti civili e quella libertà che troppo spesso qui in Italia sono state messi a repentaglio dalla cattiveria dei Giudici rossi.

In virtù di questo annuncerà anche l’intenzione di incatenarsi davanti alla sede dell’unico Tribunale in grado, a suo dire, di garantire trasparenza ed equità, e di giudicare un uomo ingombrante come Silvio senza alcun pregiudizio: quello di Forum.

La stessa dichiarerà di avere piena fiducia nell’obiettività della giuria popolare di Forum e che i versamenti da 2.500 euro mensili, riscontrati nei conti correnti dei giurati ed effettuati da un conto intestato a Berlusconi, altro non sono che la riprova della grande generosità di Silvio.

A chi obietterà che Forum è solo un programma televisivo made in Mediaset e che ad interpretarlo sono degli attori, lei risponderà veemente: siete solo capaci di buttare fango su chi lavora seriamente e su chi si impegna per una giustizia seria in questo paese governato dalla Magistratura comunista.

Ci resta solo da sperare che quando non vedrà palesarsi né il povero Santi Licheri (che lei crede assente da un po' perchè molto impegnato quale capo del Consiglio Superiore della Magistratura) né la bionda portiera della corte (Rita dalla Chiesa) possa, presa dalla confusione e dalla mancanza dei suoi punti di riferimento, tornare sui suoi passi e decidere di andare a prendersi un tè con le amiche. In serenità. La nostra se non altro.


venerdì 22 marzo 2013

BERSANI: GOVERNO CON MEMOLE DOLCE MEMOLE?


E così è già tempo di nuovi governi. Mentre Bersani cerca di portare a casa un Governo senza avere i numeri per farlo (ma voci accreditate parlano di disponibilità già ottenuta da parte di Gundam alle Infrastrutture e Sviluppo e di Memole dolce Memole alle Pari Opportunità) è giusto rendere omaggio ai protagonisti della politica di questi giorni, trombati e non, con un epitaffio a ricordo delle loro gesta, sempre ragguardevoli e tese al miglioramento della condizione di questo paese e mai al mero interesse personale. Mai.

GIANFRY FINI
Il trombato più illustre di queste elezioni. Da quando si è fidanzato con la giovane ed avvenente Tulliani (con tanto di prole) politicamente parlando non ne azzecca più una. Ma Gianfranco non è triste: avrà molto più tempo libero per starsene con la sua Elisabetta, accoccolati su un divano a cinguettare parole d’amore davanti ad un bellissimo mare: quello di Montecarlo.

BERLUSCONI
Lui perde ma vince sempre. Cade ma si rialza più spavaldo di prima. Va da Santoro e in poche ore manda in vacca la carriera del giornalista tutta costruita sulla storica diatriba tra i due. Porta la nomenclatura (?!?) del PDL a manifestare contro i Giudici di Milano riuscendo anche a far terminare la protesta senza che nessuno di questi (con l’occasione ghiotta) venga arrestato. Berlusconi è un tale prodigio che andrebbe studiato nelle Università. Tra l’altro lui sarebbe molto felice di tenere in prima persona delle lezioni di approfondimento parlando di se stesso: si sa che nelle facoltà di comunicazione c’è sempre una preponderanza di giovani studentesse e, almeno in queste occasioni, siamo certi che non ricorrerebbe al legittimo impedimento.

OSCAR GIANNINO
Il caso di queste elezioni. Si è scoperto che non ha né master né lauree, che non è mai andato allo zecchino d’oro e che a causa del proprio ego ha mentito spessissimo su tutto ciò che lo riguarda. Nel caso di Berlusconi credenziali come queste gli hanno consentito di governare per decenni, nel caso di Giannino invece hanno sancito la sua morte professionale e politica.

ENGIE ALFANO
Fidato e umile, a disposizione di Silvio sempre e comunque. Si dice che al mattino gli porti pure il giornale direttamente ad Arcore, con il vantaggio che poi Silvio non deve neanche farlo scendere per il bisognino.

LA BINDI
Tutti molto preoccupati per la Rosy che da quando il PD ha vinto le elezioni (perdendole) evita di farsi vedere troppo in pubblico adducendo impedimenti dovuti a malanni di stagione che non passano più: la vergogna deve provocare un brusco abbassamento delle difese immunitarie.

PIERLU BERSANI
Il Giletti del PD: come nessuno è in grado di spiegare per quale motivo Massimo Giletti sia il conduttore di punta di Raiuno, allo stesso modo non risulta chiaro il perché Bersani ad un certo punto si sia ritrovato ad essere il candidato premier del PD, con la differenza che perfino a Rai1 hanno capito che affidare Sanremo a Giletti significherebbe decretarne la fine. Ma si sa: i dirigenti del PD non sono così scaltri e all’avanguardia come la sovversiva Rai1.

RENZI
Solidale col PD in pubblico, gongola in privato al grido di “Tiè! Tiè! Tiè!”. Come dargli torto: errare è umano, perseverare è PD.

SUOR BINETTI
Entra, non entra, entra, non entra: è entrata! Alla fine Nostra Signora Paola dell’Ordine dei Cilici Sanguinanti ce l’ha fatta di nuovo ed è rientrata tra gli eletti. Ed è un bene, perché nel nostro Parlamento è giusto che siedano gli uomini e le donne di tutte le correnti culturali di questo paese moderno e all’avanguardia e ben venga quindi che ci sia anche qualcuno che rappresenti un sano oscurantismo medievale.

IL GRILLO BEPPE 
La rivelazione di queste elezioni, l’unica vera novità. Fossimo a Sanremo saremmo in presenza di quel tipico caso in cui l’escluso della prima serata, il meno accreditato, il giorno dopo si ritrova in testa alle classifiche di vendita e diventa il cantante italiano più noto di tutti i tempi. Un po’ quello che successe a Vasco Rossi, sperando che anche Grillo non riproponga lo stesso disco per trent’anni di seguito.

MACRO MARONI
Esce dal Parlamento e diventa governatore della Macro Regione (lui la chiama così) Lombardia i cui abitanti, nonostante tutto quello che è successo recentemente, hanno evidentemente piacere a girare con il Pirellone ben piantato tra le loro chiappe.

FORMIGONI
Ha cambiato più appoggi a candidati alla regione Lombardia lui in due settimane che Veline Striscia la Notizia in trent’anni. Alla fine ha preso il treno Maroni e di nuovo è caduto in piedi. Tutti di nuovo felicemente seduti, chi dentro al Pirellone chi in Parlamento. Il testimonial ideale di Poltrone e Sofà

MONTI
Che politicamente non fosse uno stratega si era capito fin da quando ha scelto di ‘salire in politica’ alleandosi con Fini e Casini, riuscendo così a racimolare una percentuale di voti pressochè identica a quella che avrebbe preso se avesse corso da solo. Questo per dare l’idea di quanto ne capisca il professore di cifre, somme e cose così… Che poi, da che tutti noi si pendeva dalle sue labbra e dalle sue conoscenze economiche, è sparito di colpo ma l’economia ha continuato tranquillamente ad andare come quando c’era lui: male. Ché due domandine sulla questione Europa a ‘sto punto dovremmo proprio farcele..

DI PIETRO
Altro trombato illustre. Antonio è una brava persona, uno ruspante, che annaspa un po’ nei discorsi in italiano ma che spesso dice cose che, se fossero comprensibili, potrebbero essere pure condivisibili. Ed è pure laureato. Lui sì, Giannino no. Mah.

I GRILLINI
Non dovremmo chiamarli così perché loro sono il Movimento 5 Stelle (come quelle dei salami Negroni) e potrebbe suonare offensivo continuare a definirli come se fossero solo degli adepti di una setta di invasati. Va anche detto che non è che loro facciano tantissimo per affrancarsi un poco dall’idea di dipendere del tutto dal Grillo-pensiero. I giornalisti li inseguono neanche fossero dei VIP irraggiungibili e loro, come i veri VIP, puntualmente li snobbano lasciandoli lì col loro microfono ancora puntato ma avaro di dichiarazioni raccolte. Tranquilli amici giornalisti: se vi girate un attimo, alle vostre spalle ci sono sempre pronti un Gasparri o una Santanchè ansiosi di rilasciare dichiarazioni di alto spessore su qualsiasi argomento vogliate. 

ENRICO MENTANA
Lo so, non è un politico nel senso stretto del termine, ma è come se lo fosse: quest’uomo è  stato ininterrottamente in diretta TV fin dai giorni delle elezioni, prima commentando i risultati altalenanti e parlando con interlocutori spesso appisolati dalla fuffa dei discorsi, e ora perennemente agitato all’idea di uno scoop sul fin troppo annunciato Governo-miraggio di Bersani.
Ma lui niente: sempre a tremila, super eccitato, che parla, parla, parla.
Ecco, ora, Enrico caro, riposati un po’ pure tu e facci disintossicare da questa sbornia politica, ne guadagnerà sicuramente la tua salute ma anche quella delle nostre orecchie.
Chè tanto se il governo si formerà ce ne accorgeremo comunque: lo twitterai tu ancor prima di Bersani.

mercoledì 20 febbraio 2013

ALL'IKEA O A VOTARE?


A vivere in Italia nel periodo di campagna elettorale si rischia seriamente di uscirne matti: i comici fanno discorsi più sensati dei politici e i politici che da decenni siedono (inutilmente) in Parlamento vanno in tv autoproclamandosi portatori sani di cambiamento e dando la colpa dello stato attuale delle cose a chiunque altro tranne che a loro stessi.

Definire questo "un periodo sopra le righe" è dir poco.

La confusione regna suprema. I veri perché della vita, quelli che potrebbero sbrogliare le esistenze, restano inevasi e al loro posto si farfugliano idee approssimative e mai risolutive.

Prendiamo i piumini dell’IKEA ad esempio, costano poco e sono caldi, va bene: ma perché, dico, perché non metterci una freccia, un asterisco, un segno, per indicare il verso nel quale il  sacco copripiumino deve essere infilato? Intere ore buttate via cercando di infilare nel senso giusto gli odiosi piumini, con la testa dentro il sacco per tirare da un lato così da spostare quello opposto appena sistemato. Un inferno.

Come mai nessuno pensa a proporre delle cose magari banali ma risolutive? Perchè?

Pensate ai parcheggi dei centri commerciali.

“Vado al centro commerciale così parcheggio facilmente, salgo, prendo tutto, riscendo e vado via”. Quando? Dico io: quando? Ditemi quando si parcheggia facilmente (tranne la mattina mentre si sta normalmente in ufficio)  in un centro commerciale? E, soprattutto, ditemi quando è successo che una macchina parcheggiata nel sotterraneo “E-24, colore rosa/nero tendente al blu cobalto, piano meno due salendo a piedi, zero prendendo l’ascensore” è stata ritrovata facilmente? La maggior parte delle persone che cerca Chi l’ha Visto non è mai scappata di casa ma vaga da giorni nei sotterranei di un centro commerciale alla ricerca della propria auto che “eppure era qui.”

E vogliamo parlare del dopo?

Perché, una volta ritrovata l’auto, non è possibile avere un cartello (uno solo) con una chiara indicazione dell’uscita? Fateci caso: o non ce ne sono proprio, oppure ce ne sono troppi e tutti in contraddizione tra di loro. E’ troppo chiedere di mettere una sola freccia chiara con scritto “qui si esce quindi se quindi giri dell’altro lato sei un minchione?”

Niente, non si riesce. A noi italiani, facilitarci la vita, non viene naturale. Le soluzioni semplici non ci vengono. Non fanno parte del nostro DNA. Come in politica: noi non ci sbarazziamo di quelli che hanno rubato ma li rieleggiamo, gli crediamo ancora nonostante i fatti smentiscano le loro chiacchiere e finiamo a tifare per loro o contro di loro come in una partita di calcio.

Posto che alcune cose sono ineluttabili nel tempo e che quindi  il verso dei piumini dell’IKEA rimarrà un mistero degno di Giacobbo e che continueremo a rimpiangere i familiari scomparsi nei  parcheggi dei centri commerciali, almeno a livello politico, adesso che andate a votare, cercate di semplificarle voi le cose.

Perché, essendo in democrazia, vi ricordo che voi potete esprimere la vostra preferenza per qualcuno che dovrà governarci nei prossimi anni, cosa che, mi rendo conto, non è così importante come il verso dei piumini del letto o come quello delle frecce per l’uscita dai parcheggi, ma ha comunque un suo impatto sulle nostre vite quotidiane. Per molti insignificante purtroppo.

Abbiamo la rara occasione di movimentare un po’ la palude politica in cui da decenni versa immobile l’Italia e sarebbe quindi il caso di dare un bel segnale che ne abbiamo le palle piene di giochini, bugie, inattivismo e ruberie varie.

Se dopo tutto quello che ha combinato questa classe politica andrete nella cabina elettorale a rivotare per l’ennesima volta le solite facce da culo che hanno come unica occupazione quella di farsi eleggere ad ogni costo  per poter continuare a salvaguardare non i vostri ma i loro interessi, allora tutta questa desolazione e mancanza di speranza per un futuro diverso sarà in primis colpa vostra.

Se proprio non ne potete fare a meno perché vi identificate fino alla commozione nel messaggio di grande rinnovamento etico (?!?) di Berlusconi, di Bersani, di Monti e compagnia bella, allora votateli pure, come è giusto e democratico che sia. Però ricordatevi: la prossima volta che sul tram o sotto l’ombrellone vi lagnerete perché “l’Italia è un paese di merda e non cambia mai niente” occhio che non si palesi qualcuno (assai stanco) che, avendovi ascoltato, democraticamente farà in mille pezzettini la vostra scheda elettorale facendovela ingoiare. 

Perché i politici potranno essere pure dei ladri, farabutti, incapaci ed inaffidabili, ma alla lunga anche il dubbio che voi elettori non siate particolarmente intelligenti finisce per palesarsi.

martedì 11 dicembre 2012

PONTIFEX. IL FUTURO SBARCA IN VATICANO.

Stavolta ci siamo. La Chiesa esce dalla sua secolare chiusura e scende tra i mortali. Le alte schiere clericali decidono di comprendere il punto di vista del mondo che vive, lavora e fa l'amore all'esterno alle mura vaticane, chè anche all'interno lo fanno ma in modo diverso, un pò più nascosto.

In ogni caso i Cardinali consiglieri del Papa hanno compreso che se non vogliono perdere ulteriormente l'affetto dei credenti devono fare un bagno di umiltà e porsi dal punto di vista della gente comune.

E cosa hanno pensato di fare? Come hanno deciso di muoversi per intercettare il consenso perduto?

Hanno finalmente avallato l'utilizzo del preservativo nei rapporti sessuali? Di più. Hanno accettato i sollazzi prematrimoniali? Molto di più. Hanno deciso di sdoganare la figura della donna nell'ordine ecclesiastico? Molto, ma molto di più.

Lo sbarco nell'era contemporanea della Chiesa va assai oltre tutte queste ipotesi fantapolitiche: il Papa si svecchia sbarcando su Twitter!

Avete capito bene: Papa Benedetto XVI, anche noto come PAPARATZI (dalla canzone che in privato si vocifera lui adori e balli spesso) si è creato il suo account su Twitter e da oggi, digitando il nome utente @pontifex, si potrà inviargli messaggi, chiedergli consigli,  porgli domande ed ogni tipo di curiosità riguardanti la sua vita privata e la Chiesa.

Un successo immediato: followers in crescita al ritmo di 7000 al secondo, per un totale di più di 600.000 in pochissimi giorni. Un'enormità. Più dell'ex-velina Melissa Satta, che rimane pur sempre un metro di popolarità a cui rapportarsi e che però posta messaggi di spessore un pò minore rispetto alle questioni esistenziali e religiose, tipo la palestra o le sue nuove calzature... Per quanto anche Benny the 16th ne avrebbe di scarpe e babbucce da fotografare e postare.

In ogni caso Benedetto è divenuto a tutti gli effetti una Twitstar.

Twitter è un social network a suo modo estremamente snob, non è una chat tipo botta-risposta, quanto piuttosto un'enorme bacheca virtuale più lunga del rotolone di carta igienica della nota pubblicità, che consente agli utenti interessati ad una persona di poterla seguire cliccando sul suo account, senza che necessariamente quest'ultima debba contraccambiare.

E su questo meccanismo di social il Vaticano si è illuminato: poteva il Papa perdere una simile occasione per spazzare via in un sol colpo la polvere depositata sulle sue vesti barocche e obsolete?

Se però Melissa Satta ogni tanto risponde ai suoi seguaci (magari a monosillabi e con molti errori ortografici) il Papa su Twitter riconferma una sua peculiare tendenza all'empatia ed al dialogo pari a quella di un'insalatiera dell'Ikea: Sua Santità infatti non ha ancora twittato un solo pensiero, una foto osè, una battuta scorretta, nulla. Si dice che inizierà dal 12 dicembre. Ma il non twittare, cosí come lo scegliere di non seguire nessun utente,  paradossalmente svela molto di più. 

Che la Chiesa Cattolica fosse autoreferenziale ne avevamo già sentore, ma ora che il silente account del Papa ha scelto di seguire solamente 7 utenti twitter che sono poi i suoi vari account in diverse lingue, ne abbiamo avuto la conferma definitiva. Avete capito bene: si segue da solo, se la canta e se la suona, un pò come se il Papa.it seguisse il Papa.fr per vedere se il suo alter ego francese ha qualcosa di curioso da dire.

Si capisce subito che con un'impostazione così 'chiusa' twitter è manna dal cielo per il Vaticano perchè di fatto già di suo riproduce il rapporto tra la Chiesa Cattolica e i suoi fedeli: un legame a senso unico nel quale chi 'comanda' si esprime su tutto ció che desidera e i suoi seguaci si limitano a prendere atto delle sue idee anche quando piuttosto originali e bislacche.

Per carità, mi auguro di sbagliare, ma ho come l'idea che questa twitterizzazione del vaticano sarà un'altra occasione mancata per avvicinarsi alla vita vera dei cattolici di tutto il mondo che vedranno le loro domande cadere nel vuoto, soprattutto se scomode.

Comunque ai seguaci (tantissimi) della Chiesa Cattolica spesso non interessa poi tanto avere risposte precise e logicamente motivate e in fondo, come tutto nella vita, se ci credi e sei felice tu, va bene così.

Questo tipo di affiliazione incondizionata e priva di interrogativi è conosciuta dai più come FEDE. Più recentemente la stessa fervente adesione, contraddistinta da manifestazioni di accettazione incondizionata  del verbo, si è palesata anche sotto nuove forme di culto e di aggregazione delle quali la più nota ha poi preso il nome di BERLUSCONISMO.




lunedì 12 novembre 2012

FA PIANGERE DI PIU' MARIA O UNA CIPOLLA?


C’è un evento che ultimamente accomuna le persone in vista e di successo in Italia e nel mondo: una evidente propensione alla lacrima facile. Quante ne abbiamo viste solo negli ultimi tempi? Robocop Fornero che esplode in pianto prima di annunciare l’ennesima stangata ai cittadini, Vendola che scoppia in lacrime all’annuncio della sua innocenza, Obama che singhiozza di fronte al suo staff per la sua rielezione e la solita Lorena Bianchetti che si commuove e ringrazia tra i singhiozzi “San Vaticano Tutto” ogni volta che, miracolosamente, si rinnova il suo contratto Rai.

Vabbè di quest’ultimo sfogo taumaturgico non ci sono prove visive ma è più che lecito pensare che accada. Se poi volete analizzare il capello, potreste anche dirmi che la Bianchetti non è riconducibile al gruppo delle persone cosiddette di successo. Avreste anche ragione, ma non posso esimermi dal nominarla almeno una volta per blog: un fenomeno del genere (in senso buono ovviamente) merita tutta la visibilità e il sostegno possibile.


Tornando all’argomento lacrima facile, la sostanza non cambia: nel mondo, ma soprattutto in Italia, si piange a mo di diluvio universale.

I talent show, ad esempio, da noi li vince sempre chi piange o chi ha avuto una vita segnata dai dolori e, se ci pensate un attimo, l’unico programma tv che negli anni non sembra conoscere cali di ascolti non è forse ‘C’è Posta Per Te’, format dove non è che si rida a crepapelle? Perfino in politica c’è chi piangendo per anni, continuando ad asserire di essere un perseguitato politico, è riuscito a tirare a picco l’intero paese verso quella che è, a tutti gli effetti, una valle di lacrime.

Insomma, il modello vincente e di successo in Italia non funziona, si finisce per andare subito sulle balle a tutti quanti: se vuoi piacere devi soffrire il più possibile e chi ha compreso l’assioma e vuole avere un riscontro popolare, attinge a piene mani dalle proprie sacche lacrimali: il pianto (ad hoc) pare piacere più dell’intelligenza, della risolutezza e della determinazione.



Se piangi a dovere, che tu sia un politico o un presentatore TV, hai già vinto in partenza. Maria De Filippi, donna scaltra ed intelligente, troppo furba per essere credibile nel ruolo di vittima, ha ben pensato di costruire un impero sulla lacrima altrui, quella dei suoi concorrenti/ospiti, che provoca a sua volta quella dei suoi telespettatori e, in un secondo tempo, quella delle persone intelligenti che si disperano scoraggiati alla lettura dei dati di ascolto milionari dei suoi show spazzatura. Maria, da sempre in odore di santità, ancora non divide le acque, ma è in grado di creare dei veri mari a base di lacrime amare.

Io devo ammettere che, a parte in alcuni casi veramente struggenti, non ho mai trovato molta soddisfazione nel piangere e il vederlo fare spudoratamente, anzi, mi indispone. Ovviamente ciò non vale per la lacrima che arriva  da un battuto di cipolla che anticipa un buon risotto ai funghi porcini. Ecco, quella, secondo me, è l’unica lacrima che più ce n'è meglio è. Per il resto sarebbe preferibile centellinare e riservare il pianto a momenti meno pubblici, arrivo a dire perfino che sarebbe auspicabile piangere senza telecamere intorno. Ma io sono all'antica e non faccio molto testo a riguardo.

Ora che ci penso, c'è invece un altro pianto che vedrei con gran piacere: quello all’unisono di tutti gli italiani commossi alla notizia che il Monti nazionale, in preda ad uno scatto di orgoglio, ha finalmente deciso di far pagare l’IMU alla Chiesa Cattolica nei modi e nella misura in cui la pagano tutti i cittadini di questo paese.

Certo, qui entriamo nell’ambito di quei fatti al limite della fantascienza, quelli di cui si occupa Giacobbo a Voyager e che in linea di massima si verificano con la stessa periodicità delle glaciazioni. Solo che leggevo proprio qualche giorno fa che la temperatura del pianeta non è mai stata così calda come adesso e quindi è più che lecito immaginare che per vedere una Chiesa contribuente bisognerà aspettare almeno fino alla prossima era glaciale.

Ed ho un vago sospetto che quella notizia sulle glaciazioni devono averla letta anche in Vaticano, perchè tutti i preti che incontro ogni giorno intorno alle mura pontificie sorridono sempre spensierati. E di gusto.